COMUNE DI CAREMA

Comune
Da Carema in epoca romana, passava la via delle Gallie che era la strada romana consolare fatta costruire da Augusto per collegare la Pianura Padana con la Gallia. Il toponimo Carema deriverebbe infatti dall’espressione latina ad quadragesimum lapidem ab Augusta Praetoria (it. "a quaranta miglia da Aosta"), denotando un’origine del paese posteriore alla fondazione di Aosta da parte dei romani.
Il borgo romano era anche mansiones, ovvero sede di una guarnigione militare, e sito minerario con una piccola miniera di rame e un magazzino appartenenti a Caio Sallustio Crispo, nipote dello storico Sallustio.

In epoca medioevale Carema fu assegnato con diploma imperiale al Vescovo d’Ivrea, che investì del feudo gli Ugoni da Brescia, signori anche del castello di Castruzzone (Castrum Ugonis): essi fondarono il loro potere sul diritto all’esazione del pedaggio, distinguendosi però per le spoliazioni e le vessazioni. Nel 1171 i marchesi del Monferrato riuscirono ad estendervi la loro influenza e ad amministrare il diritto di pedaggio, nonostante l’opposizione del vescovo eporiedese.

Nel 1313 i Savoia ampliarono il loro controllo su Ivrea e parte del Canavese; nel 1357 Amedeo VI ricevette in feudo perpetuo dal Vescovo di Ivrea le terre e i castelli della Valle Dora Baltea, tra cui Carema e Castruzzone. Da questo momento la storia di Carema è legata ai Savoia, che nel corso dei secoli ne cedettero la proprietà a famiglie nobili locali (i De Jordanis di Montalto, i Vallesa, i Conti di Challant) fino al 1797, quando Carlo Emanuele IV abolì i diritti feudali.
I Savoia incorporarono il territorio nel ducato di Aosta per poi reinglobarlo di nuovo, nella seconda metà del cinquecento, nel Canavese.

Il fascismo lo reinserirà nella provincia d’Aosta; Carema è tornato al Piemonte con la Repubblica.

Produzione vinicola locale e pregevole architettura rurale sono le peculiarità di Carema.

La millenaria cultura enologica e l’importante attività agricolo-vitivinicola, della quale il pregiato D.O.C. CAREMA è il simbolo, stanno all’interno del tipico e unico ambiente. Si tratta dei vigneti di nebbiolo. Le viti sono elevate a pergola, ma di un tipo particolare che si trova solo qui e in qualche comune limitrofo. Vere e proprie colonne in pietra, con tanto di capitello, sorreggono l’orditura di legni che sostiene i tralci della vite. A monte i muretti a secco che hanno doppia funzione: creare i terrazzamenti, e mitigare il freddo notturno del primo autunno.

A questo magnifico e suggestivo anfiteatro naturale, si aggiunge un centro storico che ha mantenuto una sua specificità difficilmente rintracciabile in altre realtà. Camminando tra le strette e tortuose viuzze che percorrono i vecchi muri in pietra delle case, si possono scoprire le antiche fontane che abbelliscono gli incroci di alcune vie, edifici di notevole importanza storica e architettonica, caratteristici angoli, valorizzati da portali di pietra e balconi lignei, che fanno rivivere la tradizione rurale.
Contatti
Piazza della Chiesa, 2, 10010 Carema (TO)