COMUNE DI BARBANIA

Comune
Barbania si trova all’estremità meridionale del Canavese, su di un rilievo formato dal ghiacciaio delle valli di Lanzo, conosciuto come la Vauda, parola celtica che significava "foresta".
Qui si insediarono i Celti Salassi intorno al 500 a.C, costruendovi un "bar" cioè un villaggio fortificato. Al di là di un rio sorse un "bannos", nucleo di capanne, da cui proviene la seconda parte del nome del paese.

Nella zona la penetrazione romana avvenne lentamente, consentendo il perdurare della cultura salassa e delle sue tradizioni. Il cristianesimo non ebbe una facile diffusione; solo intorno al VI secolo i monaci irlandesi scoprirono il villaggio ancora dedito ai riti druidici. Gli abitanti accettarono la fede cristiana e san Giuliano come Patrono perchè i predicatori d’oltralpe parlavano la loro lingua.

Barbania esce dall’anonimato alla fine del X secolo, quando compare in un documento come feudo di Emerico, signorotto borgognone di Camagna.
Dopo l’anno mille i popolani di Piemonte e Lombardia, stanchi delle angherie dei feudatari, iniziarono a lottare per ottenere condizioni di vita dignitose. Sorsero, i Liberi Comuni. La croce bianca in campo rosso, simbolo delle libertà comunali, che dichiarava al mondo il valore della collaborazione e della democrazia, sventolò per secoli anche in Barbania. Gli abitanti cintarono di mura il borgo, scavarono fossati e innalzarono una torre-porta, che esiste tuttora, per difendere il ricetto.

In seguito i Savoja iniziarono a vendere titoli di nobiltà. I Barbaniesi, orgogliosi di non aver mai dovuto sopportare feudatari, raccolsero il denaro necessario ed acquisirono la signoria del loro paese. Dopo due secoli di pace e prosperità giunse la Rivoluzione francese.
Un giovane barbaniese fu il primo canavesano a rizzare l’Albero della Libertà sulla piazza di Ivrea. Il suo nome era Bernardino Drovetti. Infiammato dagli ideali rivoluzionari, seguì Napoleone e in Egitto fu da lui nominato console generale. Nei trent’anni di incarico in Egitto, Drovetti radunò la più grande collezione privata di reperti egizi, che vendette poi al re Carlo Felice nel 1824 e da lì nacque il Museo Egizio di Torino, ancor oggi secondo nel mondo solo a quello del Cairo. In paese c’è ancora la sua casa natale, dove nacque nel gennaio del 1776.

Da vedere anche la parrocchiale dedicata a San Giuliano Martire, che nel suo interno a tre navate affrescate conserva diverse cappelle di patronato delle famiglie più antiche ed un quadro di san Carlo in adorazione della Sindone.
La festa patronale dei Barbaniesi, circa 1500 abitanti, è invece dedicata a san Giuliano e cade a fine agosto
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